La forma del silenzio di Amarji
(dalla prefazione di Alessio Arena)
Amarji è un piccolo miracolo. La sua opera fa vacillare le coscienze, le convinzioni di chi dubita che la poesia possa ancora essere un genere letterario di successo.
Il poeta siriano si fa portavoce della propria cultura millenaria, ripercorrendone le radici fino a farle sbocciare in una riflessione lucida e consapevole sugli eventi del proprio tempo. Amarji è un poeta straordinario, ma anche un profeta all’inverso, che non pretende di indicare la via, ma partecipa ai dubbi, alle crisi, ai drammi, ma anche alle meraviglie che toccano quotidianamente ognuno di noi. Questo libro è il racconto di uno stupore che si realizza giorno dopo giorno. Ed è proprio questo aspetto a renderlo tanto contemporaneo da far sospettare che il tempo sia davvero una convenzione goffa ed antiquata.
La parola si rivela uno strumento rivoluzionario, capace di congelare un momento, una frazione di secondo attraverso pochi versi, posizionati dall’autore con l’attenzione e la cura che ogni buon artigiano deve saper adoperare. Amarji è anche un traduttore attento, capace di convertire intensità e forme della propria lingua in italiano, senza svilirle in alcun modo, ma approfittando della fonetica e della metrica della nostra lingua con un’accortezza rara.
Il risultato è un’edizione bilingue esemplare. Sono onorato di accogliere in Metro questa silloge. E mi auguro che il lettore possa partecipare, da testimone oculare, alla
meraviglia che ho provato quando ho letto, per la prima volta, le bozze di questo volume. Nel corso della vita di ognuno di noi capitano innumerevoli incontri. Chi fa cultura, in particolare, ha il dovere di farsi narratore di questi appuntamenti, di raccontare gli uomini e le loro storie.
Amarji lo ha fatto attraverso la propria arte. E il nostro incontro, per quanto mi riguarda, è stato un dono, una fortuna rara, che doverosamente ho voluto condividere
con i lettori di questa collana.
Dopo la lettura di ogni testo, si percepisce un vuoto dolce, una malinconia: la sensazione di aver ascoltato una storia completa, ma di non averne abbastanza. Per tale ragione, si volta pagina e si continua a leggere, nella speranza che il libro non finisca mai, che ci sia ancora una storia nuova da ascoltare.
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