Il nome delle cose

La suggestione di queste pagine sta proprio nel racconto della vita, reale, che si cela dietro di esse, è che si fonde come in una danza leggera con la fantasia. Questo perenne gioco del fare e poi disfare, per poi ricostruire ancora, è il motore di questo eterno equilibrio instabile in cui il protagonista si muove. Gero “ago della bilancia”. Gero “sintesi” di universi paralleli e complementari. Ora in sella a Lollo, ora “abbracciato” dai morbidi interni della sua Lola, Gero sfida ogni giorno una quotidianità sospesa tra i pazienti del suo studio, chiazze di colore multiforme in cui soltanto lui riesce a districarsi e a restituire omogeneità; l’amore per suo figlio, che come argilla delicata cerca di modellare con tutta la delicatezza e discrezione di un padre innamorato; le donne, sale della terra, che con il loro universo di forza e fragilità arricchiscono e istruiscono il suo mondo, insegnandogli sempre qualcosa di diverso filtrato da nuovi punti di vista. E poi c’è la sua grande amante: la musica. Sì la musica. Quel piano attraverso il quale tutto passa e attraverso il quale tutto ritrova la sua giusta dimensione. Da questo punto di vista, quello di Greco è un libro che non va letto ma ascoltato. Sia che si tratti di un semplice sottofondo ad una corsa in Vespa in mezzo al traffico e con le nuvole che minacciano pioggia, sia che si tratti di una performance abbracciato alla sua chitarra in un vecchio locale, per Gero la musica è linfa vitale.

 

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La suggestione di queste pagine sta proprio nel racconto della vita, reale, che si cela dietro di esse, è che si fonde come in una danza leggera con la fantasia. Questo perenne gioco del fare e poi disfare, per poi ricostruire ancora, è il motore di questo eterno equilibrio instabile in cui il protagonista si muove. Gero “ago della bilancia”. Gero “sintesi” di universi paralleli e complementari. Ora in sella a Lollo, ora “abbracciato” dai morbidi interni della sua Lola, Gero sfida ogni giorno una quotidianità sospesa tra i pazienti del suo studio, chiazze di colore multiforme in cui soltanto lui riesce a districarsi e a restituire omogeneità; l’amore per suo figlio, che come argilla delicata cerca di modellare con tutta la delicatezza e discrezione di un padre innamorato; le donne, sale della terra, che con il loro universo di forza e fragilità arricchiscono e istruiscono il suo mondo, insegnandogli sempre qualcosa di diverso filtrato da nuovi punti di vista. E poi c’è la sua grande amante: la musica. Sì la musica. Quel piano attraverso il quale tutto passa e attraverso il quale tutto ritrova la sua giusta dimensione. Da questo punto di vista, quello di Greco è un libro che non va letto ma ascoltato. Sia che si tratti di un semplice sottofondo ad una corsa in Vespa in mezzo al traffico e con le nuvole che minacciano pioggia, sia che si tratti di una performance abbracciato alla sua chitarra in un vecchio locale, per Gero la musica è linfa vitale.

 

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